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Capita, a volte, nella vita di ciascuno di noi, di avere momenti di scoraggiamento intenso, di desiderio
di fuga dalla realtà, di desiderio di rifugiarsi in qualcisa di mitico e sicuro, ad esempio i ricordi
d'infanzia. E così è stato, quando mi misi alla macchina da scrivere (sì, ancora, sul finire degli anni Ottanta, usavo una macchina da scrivere) e iniziai a consumare fogli su fogli, un'intera giornata, vivendo dentro a quei fogli, dentro a quel mondo incantato, fatto di nonni, una nonna che sapeva di naftalina, di vestiti vecchi, di stoffa conservata per anni, e un nonno che sapeva di problemi di anzianità, dalla bontà infinita per i nipoti e le galline. LA TRAMA Il racconto (infatti non si tratta di un vero romanzo, bensì di un lungo racconto sul filo dei ricordi, una specie di breve Ricerca del tempo perduto) inizia con i momenti della nascita fino al distacco dalla città dell'infanzia e il trasferimento a Milano. Lungo questo percorso il protagonista (si fa per dire) cioè l'io narrante, molto simile a quello vero, racconta episodi a sprazzi, a chiazze di colore,vissuti da donne, uomini e animali, in quella mega casa che era l'abitazione al tempo stesso dei nonni e dei genitori. Alla fine ha la meglio lui, ma il piccolo io narrante perde così quel mondo incantato, e il risveglio è doppiamente brusco, perché funestato da un gravissimo incidente stradale che colpisce l'intera famiglia. |